I dati sul Pil? Una smentita per gli apologeti della “austerità espansiva”

UN COMMENTO DI EMILIANO BRANCACCIO ALL’ULTIMO RAPPORTO OCSE

Il Mattino, 4 settembre 2013

“L’Italia soffre di un antico innamoramento verso l’ideologia del ‘piccolo è bello’, che ha favorito un capitalismo frammentato, fatto di piccoli e piccolissimi proprietari, che in media è stato caratterizzato da scarsa innovazione, e che salvo eccezioni ha potuto restare competitivo a colpi di evasione fiscale e contributiva, bassi salari e precarizzazione del lavoro” – è la premessa che fa Emiliano Brancaccio, ricercatore e docente di Economia politica all’Università del Sannio. “Detto questo, però, è bene chiarire che l’ultimo rapporto OCSE fornisce previsioni limitate a pochi paesi. Guardando a più ampio raggio, si può notare che l’Italia non è certo l’unico paese che chiuderà il 2013 in una situazione di crescita negativa. La stessa OCSE, pochi mesi fa, ha previsto per fine anno un calo della produzione in tutti i paesi del Sud della zona euro. In sostanza,” – prosegue – “i paesi che oggi scontano una recessione più intensa e prolungata sono quelli che a partire dal 2009 sono stati sottoposti alle ricette di austerity più pesanti. Le previsioni sul Pil sembrano dunque smentire gli apologeti della cosiddetta ‘austerità espansiva’, secondo i quali le politiche di tagli alla spesa e aumento delle tasse avrebbero ripristinato la fiducia dei mercati e favorito la ripresa”.  

(Intervista di Cinzia Peluso)