LE CONTRADDIZIONI DELL’AUSTERITY

Monti rassegna le dimissioni, la campagna elettorale inizia, ma il dibattito sembra trascurare il fondamentale problema di fronte al quale si troverà il futuro governo nazionale: la scommessa di Draghi e delle istituzioni europee, che impongono l’austerity e la deflazione soprattutto ai paesi periferici dell’eurozona, potrebbe rivelarsi un fallimento. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale riconosce ormai la validità di una tesi ben nota agli studiosi di Keynes: ridurre il disavanzo pubblico può comportare riduzioni ancor più accentuate della produzione e del reddito, con il risultato che il rapporto tra debito e reddito rischia di aumentare anziché diminuire. Riuscirà il futuro esecutivo a incidere sui rapporti di forza nell’Unione monetaria e a cambiare lo scenario di politica economica europea? I dubbi sono molti, ma i rischi che deriverebbero da una reiterazione dell’austerity sono enormi: il caso della Grecia, con il tracollo del Pasok e l’ascesa dei neonazisti, dovrebbe insegnare qualcosa. Ne discutono Emiliano Brancaccio (Università del Sannio), Paolo Mieli (Corriere della Sera), Nicola Piepoli (Istituto Piepoli), Luigi Zingales (University of Chicago). Conducono Nicola Porro e Luca Telese.