La Costituzione antifascista secondo JP Morgan

fanpage.it, 21 giugno 2013

Secondo l’economista Emiliano Brancaccio, per la società finanziaria americana uno dei limiti della Costituzione è ostacolare gli interessi di chi sarebbe intenzionato a fare shopping finanziario a buon mercato nel nostro paese.

Un documento di 16 pagine del 28 maggio 2013. Poi le polemiche. La banca d’affari statunitense Jp Morgan ha diffuso qualche settimana fa un report molto contestato perché critica aspramente “i sistemi politici dei paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni”, che presentano “caratteristiche inadatte a favorire l’integrazione”. Tra i punti più discussi, c’è il seguente passo: “Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica (…) Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. Ancora: ”I sistemi politici del Sud sono nati in seguito alle dittature e sono rimasti segnati da quella esperienza. Tendono a mostrare una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che i partiti di sinistra hanno guadagnato dopo la sconfitta del fascismo. I sistemi politici nell’Europa meridionale hanno di solito le seguenti caratteristiche: leadership debole, stati centrali deboli rispetto alle regioni, la tutela costituzionale dei lavoratori (…) il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi. (…) Vi è una crescente consapevolezza della portata di questo problema, sia nel centro che nella periferia dell’Europa”. I diritti guadagnati e l’antifascismo rappresenterebbero, dunque, un problema alle riforme strutturali che la banca d’affari si augura. Ma è proprio così?

Secondo l’economista Emiliano Brancaccio,ricercatore e docente di Economia Politica presso l’Università del Sannio, uno dei problemi sollevati da Jp Morgan riguarda i rapporti tra poteri dello Stato: “Una Costituzione e un assetto istituzionale che conferiscano al Parlamento un primato rispetto al governo, impediscono di realizzare quei tagli alla spesa pubblica e quelle riforme strutturali necessarie alla cosiddetta “modernizzazione”, una espressione suggestiva che tuttavia, in ultima istanza, può tradursi con il proposito di accrescere la quota del Pil spettante ai profitti e alle rendite. Il problema si pone perché in genere, quanto maggiore è il potere del Parlamento, più è difficile ridimensionare lo stato sociale”.

Ma ci sarebbero anche altri motivi, più “pratici”, che possono spingere Jp Morgan e altri a bocciare la Costituzione ereditata dall’antifascismo: “Nella Costituzione italiana – afferma Brancaccio –  ci sono norme che vincolano la tutela della proprietà privata, che può essere espropriata per fini di pubblica utilità. Le istituzioni finanziarie sono spesso orientate a promuovere acquisizioni estere di capitali nazionali, e dunque hanno interesse a garantire che la proprietà del soggetto straniero che acquisisce sia tutelata”. E allora, il nodo centrale è che con questi vincoli costituzionali “il soggetto straniero che magari acquisisca a prezzi favorevoli capitale nazionale di Paesi in difficoltà non è totalmente tutelato, perché in seguito, in una fase politica successiva, potrebbe essere espropriato”. Dietro la parola magica ‘modernizzazione’, spesso pronunciata da Jp Morgan e altre istituzioni finanziarie, ci può dunque essere anche l’intento di “tutelare gli interessi di chi vuole venire a fare shopping a buon mercato in Italia e negli altri paesi periferici dell’Unione europea”.

 

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