L’INSOSTENIBILE DIVERGENZA DELL’EURO

I dati sugli andamenti della produzione, dell’occupazione e delle insolvenze delle imprese nei paesi membri dell’eurozona indicano divergenze senza precedenti, che né le misure di austerity né le riforme strutturali sembrano in grado di fronteggiare. Le politiche di austerità, in particolare, stanno generando effetti per certi versi opposti alle previsioni della Commissione Europea. Il “monito degli economisti” pubblicato il 23 settembre scorso sul Financial Times avverte che l’Unione monetaria europea si muove lungo un sentiero tecnicamente insostenibile, che apre la via a una contesa politica tra una destra tecnocratica di stampo liberoscambista e una destra populista di orientamento neo-nazionalista. Affinché una nuova rappresentanza del lavoro possa anche solo sperare di inserirsi nella partita, bisognerebbe sottoporre a critica le comode e ormai desuete certezze dell’universalismo kantiano, abbandonare le semplificazioni manichee del dibattito sull’euro e iniziare a interpretare i dati effettivi della crisi. Intervento di Emiliano Brancaccio al convegno “Capitalismo finanziario globale e democrazia in Europa” organizzato dalla Fondazione Cercare Ancora (Roma, 24 ottobre 2013).